Ed inizia qui la trattazione a partire dalla data di nascita
del corpo che dopo le normative dal 1843 in poi avrà i natali l’11 luglio 1852,
e costituita nel Regno di Sardegna per poi estendersi a tutta l’Italia con
l’Unità e, dunque, anche al Reame delle Due Sicilie. Imprescindibile per questa
trattazione l’opera “Storia della Polizia a Napoli”, promossa dal questore
Santi Giuffré e cui tanta ala ha speso il professor Giuseppe Cuomo della
Università degli Studi di Napoli.
Il testo, che farà da vademecum, accompagnerà questo
opuscolo con i diversi cimeli della Polizia di Stato custoditi preso il museo
Claudio Graziosi al Reparto Mobile di Napoli.
Inizieremo dunque da subito dopo il Congresso di Vienna, che
ha ristabilito un ordine prenapoleonico. Nel Regno di Sardegna[1]
verrà istituita l’Amministrazione del Buon Governo, divisa in Ministero
dell’Interno, che si occupa dell’aspetto burocratico, e Governatori militari
sul territorio, responsabili della polizia. Subordinati a ciascun governatore,
o nei comuni senza alcuna forza armata ai sindaci, possono essere di città o di
provincia, il commissario preposto è un funzionario civile che si avvale del
Corpo Reale dei Carabinieri-istituito nel 1814 come organo di polizia- per
espletare le sue funzioni.
È nel 1841 che la polizia passa al Ministero della Guerra e
viene istituito l’Ispettore Generale della Polizia, cui spetta l’intero comando
della polizia, una sorta di odierno “Capo della Polizia”.
Sotto Carlo Alberto nasce, nel 1848 l’Amministrazione di
Pubblica Sicurezza, con a capo l’Ispettore Generale, divisa in 4 Divisioni
Amministrative, ognuna delle quali facente capo ad un intendente, che a loro
volta facevano capo all’Ispettore Generale. Le Divisioni divengono poi province
e l’intendente diviene il capo della provincia, ogni provincia sarà divisa in
Mandamenti retti da un delegato. Nei comuni
con meno abitanti tale attività sarà svolta dal sindaco. Preme
sottolineare che tale divisione vale per l’ordine pubblico, nei piccoli centri,
ad esempio, per questioni di ordine pubblico ci si rivolgeva al sindaco e non
al comandante dei carabinieri.
È l’11 luglio 1852 quando nasce la polstato, allora chiamata
Corpo delle Guardie di Pubblica Sicurezza, tale corpo sostituì i Carabinieri
Veterani, da non confondere con i carabinieri, che avevano funzione di Guardia
Nazionale e di tutela dell’ordine pubblico. Nel 1865 nascono poi le figure di
prefetto e questore, al fine di unire funzioni di polizia e funzioni
amministrative.
Comandante Maggiore in Grande Uniforme, 1865 (Corpo delle Guardie di
Pubblica Sicurezza 1852-1890)
Nel 1890 Giolitti istituisce le “Guardie di Città” ed in
esse confluiscono il Corpo delle Guardie di Pubblica Sicurezza e tutti i corpi
di polizia esistenti.
Sotto brigadiere di mare, 1903 (Corpo delle Guardie di Città
(1890-1919)
Foglio Matricolare e Caratteristico delle Guardie di Città
Tuttavia nel 1919 rinasce il corpo e viene chiamato “Regia
Guardia di Pubblica Sicurezza”, con personale incrementato e maggiormente
esperto, complice anche la da poco cessata Grande Guerra[2]
Vice brigadiere in uniforma ordinaria, 1919 (Corpo della Regia Guardia
per la Pubblica Sicurezza 1919-1922)
A seguito della marcia su Roma del 1922 e dell’ascesa del
fascismo si scioglie la Regia Guardia della Pubblica Sicurezza e la sua
funzione passa ad un corpo civile paramilitare, la “Milizia Volontaria per la
Pubblica Sicurezza”.
Ben presto, tuttavia si ricostituisce un Corpo degli Agenti
di Pubblica Sicurezza, all’inizio, nel 1925, solo civile, poi successivamente i
funzionari dovevano essere ufficiali provenienti da altri corpi ed in possesso
di laurea. Tra il 31 ed il 40 ben si distingue l’Arma dei Carabinieri dalla
Pubblica Sicurezza, soprattutto per quanto attiene il ruolo privilegiato di
quest’ultima in merito all’ordine pubblico. Il corpo di pubblica sicurezza, di
tal guisa, dipendeva da questori e prefetti.
Guardia a cavallo in grande uniforme, 1926 (Corpo degli Agenti di Pubblica
Sicurezza 1925-1944)
Rispettivamente, da sopra, particolare di un basco e di un elmetto
delle Guardie di Pubblica Sicurezza, da notare il fregio savoiardo il cui scudo
non reca la scritta RI ma l’emblema del Regno d’Italia.
Sempre in epoca fascista, dal Corpo nacquero due altre forze[3].
La prima è l’OVRA –Opera Volontaria per la Repressione dell’Antifascismo-, una
vera e propria polizia politica a tutela del Regime e del Capo di governo, ma
con compiti anche di spionaggio e servizi segreti. Essa era composta da 11
ispettorati diffusi su tutto il territorio nazionale con compito di controllo e
schedatura dei dissidenti.
Uniforme del Corpo degli Agenti di Pubblica Sicurezza
Uniforme del Corpo degli Agenti di Pubblica Sicurezza
Il secondo, per certi versi, è ben più glorioso, si tratta
del Corpo della Polizia Coloniale (PAI), di stanza in Africa e con il compito
di salvaguardare i confini e garantire la sicurezza dei coloni. Anche molti coloni
furono arruolati. Si distinse per eroiche imprese di salvaguardia dell’ordine
pubblico e dell’incolumità dei coloni, uomini integerrimi, fedelissimi tanto da ottenere il plauso dei
britannici durante l’assedio di Adis Abeba e di molte altre città etiopi per la
fermezza attraverso la quale riuscivano a combattere sciacallaggio, saccheggi e
ruberie, rischiando in proprio e con altissimo senso di giustizia e del dovere.
Dopo l’armistizio del ‘43 furono fedeli a Badoglio e contro la Repubblica
Sociale, molti di loro confluirono nella P.S. con R.D. 687/1943. Essenziale,
come detto supra, il loro ruolo nella
fondazione dell’Anps.
Soldatino PAI
Copricapo PAI
Verbale di congedo PAI e medaglietta della guardia
Coltello guardia PAI e Crest
Vice brigadiere in uniforme da campagna, 1941 (Corpo di Polizia
dell’Africa Itaiana- PAI 1936-1945)
Facendo ora un piccolo passo indietro torniamo ai Borbone
post decennio napoleonico per capire con che grado si sostituì il nostro Corpo
con quelli locali, già analizzati, e con il sistema di garanzia dell’ordine
pubblico in città ed in provincia e tra città e provincia.
Il primo corpo di P.S. italiano fu istituito da Garibaldi e
nomato “militi a cavallo” che sostituivano la Gendarmeria a Cavallo e le
Compagnie d’Armi. Nel 1877 i militi a cavallo confluirono nel Corpo delle
Guardie di Pubblica Sicurezza.
Brigadiere in uniforma da parata, 1877 (Corpo delle Guardie di Pubblica
Sicurezza a Cavallo per le Province Siciliane 1877-1892)
L’attività della Pubblica Sicurezza, soprattutto a Napoli,
fu sempre a tutela dell’ordine pubblico, contro il contrabbando e di soccorso
ai cittadini.
L’Amministrazione Centrale della P.S. con a vertice il Capo
della Polizia, si articolava in Prefetti, capi dell’Ufficio Provinciale di
Pubblica Sicurezza, di stanza nelle province, e Sottoprefetti, capi
dell’Ufficio Circondariale di Pubblica Sicurezza, di stanza nelle
circoscrizioni. Scendendo avremo una sorta di attuali commissariati:
Delegazioni di P.S. nelle provincie e Ispettorati nelle città.
Col governo Giolitti e grazie anche alla cattedra di
Medicina Legale presso l’Università di Napoli, ottenuta dall’allievo di Cesare
Lombroso Salvatore Ottolenghi, espertissimo di indagini effettuate con
l’ausilio delle scienze aumentano gli strumenti a disposizione del Corpo. In primis l’utilizzo di agenti
investigativi in borghese ben addestrati, abili nelle indagini giudiziarie e
nella ricerca criminale. A seguire l’introduzione dell’anagrafe di polizia e
gli schedari ed il primo Gabinetto Scientifico di Polizia, che evidenziava i
delinquenti attraverso metodi di segnalamento, descrittivo, fotografico,
antropometrico[4] .
Dopo il periodo delle Guardie di Città, la Regia Guardia di
Pubblica Sicurezza fu articolata in Legioni, Divisioni, Battaglioni, Compagnie,
Squadre, Tenenze, Plotoni, Stazioni. Organizzato militarmente il grado più alto
era Tenente Generale. Il Corpo diveniva una vera e propria forza armata. Così
sarà anche per la successiva denominazione del Corpo sotto il fascismo “Agenti
di Pubblica Sicurezza”, con agenti investigativi e polizia militare ed il
compito di garantire l’ordine pubblico, di investigare sui delitti e di
prevenire e reprimere i reati.
Interessante notare come prima a Roma e poi in altre città,
come Napoli, i vigili urbani vennero sciolti in epoca fascista e sostituiti, a
Roma dal “Corpo Speciale di Polizia per la Capitale” che si occupava
prevalentemente di servizi di polizia urbana e di movimento veicolare. A Napoli
i vigili urbani furono sostituiti dalla IV divisione e prendono il nome di
“Agenti Metropolitani” o più semplicemente metropolitani. Nel frattempo viene inaugurata una nuova sede
della Questura, a doppio ingresso, tecnologicamente avanzato, da via Diaz e da
via Medina.
Con lo scoppio della Seconda Guerra Mondiale il Corpo
partecipò al conflitto con due battaglioni motociclisti che, inviati nei
Balcani, si distinsero particolarmente ottenendo una medaglia di bronzo alla
bandiera e varie medaglie personali.
Ecco alcuni reperti presenti nel museo:
Con la firma dell’armistizio a Napoli il 27 settembre 1943,
sebbene tafferugli vi fossero stati anche in estate, iniziarono le Quattro
Giornate contro l’invasore tedesco. Il fremito partenopeo portò a coinvolgere
la popolazione tutta che sbaragliò i nemici occupanti con la verve
caratteristica. Essenziale fu anche il ruolo delle forze dell’ordine e del
Corpo che, onde evitare il peggio e ulteriori tafferugli, caricò su di una
propria vettura un comandante tedesco che era presso il Vomero e chiedeva di conferire
con un proprio superiore. Fu fatto salire su auto italiana vigilata da quattro
agenti di P.S. che sventolavano fazzolettini. Un vero e proprio arresto…senza
sirene.
Medaglia conferita all’ANPS dalla associazione Nazionale Combattenti e
Reduci
Alt re medaglie ANPS
Il 2 giugno 1946 l’Italia divenne una Repubblica e le funzioni delle vecchie forze armate restarono inalterate. Anche in questo caso il Corpo si prodigò per l’ordine pubblico, a Napoli dove tra il 2 ed il 10 giugno vi furono diversi tafferugli per il risultato elettorale si riuscì, assieme ad i carabinieri, a condurre trattative e ripristinare l’ordine democratico.
Uniforme del Corpo delle Guardie di Pubblica Sicurezza (fregio sperimentale” all’americana” in uso solo nel 1947)
Nel 1947 sul Monte Echia in Pizzofalcone la caserma Bixio, ex sede dei bersaglieri, e
la cui storia è stata trattata supra divenne
sede del IV Reparto Mobile, ossia il Reparto Mobile di Napoli. Esso accoglie in
una delle sue aule il museo della polizia di cui stiamo trattando. Nato come
reparto celere è l’unità specializzata al mantenimento dell’ordine pubblico e
con linea di comando indipendente dalla Questura di Napoli. Ciò perché tali
reparti nascono ed hanno la loro organizzazione staccata dal territorio.[5]
Poliziotta in
tenuta antisommossa
Megafono in uso
al Reparto Mobile
Tromba in uso al reparto mobile. La normativa prevedeva che prima della
carica fosse dato avviso con tre squilli di tromba
Manganello non
più in uso al Reparto, a fianco, infatti, non è più previsto lo spadino. Sotto
alcuni gradi della polizia.
Guardia scelta dei Reparti Celeri in uniforme di servizio armato, 1950
(Corpo delle Guardie di Pubblica Sicurezza 1944-1981)
Distintivi del Reparto Mobile di Napoli
Nel 1948 fa la comparsa n seno alla Questura la polizia
stradale, tenuta a vigilare le normative del codice della strada e funzioni di
tutela e garanzia del cittadino. Oggi non è più parte della Questura ma divisa
in compartimenti. Dal Compartimento Campania dipendono rispettivamente Sezioni,
Sottosezioni, Distaccamenti. Coeva è l’introduzione a Napoli della polizia
ferroviaria.
distintivi stemmi, da notare la paletta che non reca scritto Polizia di
Stato ma Pubblica Sicurezza
Distintivi ed elmetto bianco
Berretto grigioverde anni ‘70
Primo basco repubblicano con fregio non più in uso e berretto con
fregio attuale
Storica divisa “grigioverde” del Corpo delle Guardie di Pubblica sicurezza (1956-1976)
Storica divisa “grigioverde” del Corpo delle Guardie di Pubblica sicurezza (1956-1976)
Vecchia tessera di riconoscimento
Assistente di 2° classe in uniforme invernale con cappotto; 1965 (Corpo
di Polizia Femminile 1959-1981)
Da la Domenica del Corriere: graduata di polizia femminile interroga
ragazzini
Nel 1969 nasce il 113, numero di soccorso pubblico gratuito
ed attivo h24, attraverso il quale il cittadino che stesse subendo o che abbia
subito un reato o che si trovi in stato di emergenza o pericolo può contattare.
A rispondere è la Centrale Operativa della Questura, attraverso la quale il
centralinista, dopo una sommaria valutazione, contatta il Caporeparto delle
volanti per sollecitare l’intervento. Tali volanti oltre alla scritta
polizia-squadra volanti, con la raffigurazione delle celebri pantere, avevano
il logo 113. Erano le mitiche alfa giulia.
In merito ricordiamo i colori degli automezzi del corpo:
prima amaranto, poi negli anni ’60 ’70 grigioverdi, infine azzurre. Il museo
ospita anche una serie di modellini che ne ripercorrono la storia. Eccone
alcuni:
Prima di concludere alcuni interessanti cimeli de La Domenica del
Corriere esposti al museo, vediamone alcuni:
La Domenica del Corriere, la polizia in borghese scopre una elegante
bisca clandestina
La Domenica del Corriere, banditi di Milano interrogati
La Domenica del Corriere; guardia stana e abbatte branco di bufali
Tornando alla breve disanima storica, da annoverare nel 1969 la
istituzione dei falchi, poliziotti in borghese a bordo di motociclette con lo
scopo di frenare i dilaganti furti e saccheggi.
Napoli è la prima città che accoglie il provvedimento data la morfologia
urbana ricca di vicoletti e straducce. Dal 1990 anche le donne entrano nei
falche e sono dette “falchette”.
Nel 1970 a Napoli viene impiantata la “Zona Telecomunicazioni Campania”,
prima in Prefettura, poi alla caserma Iovine, poi alla caserma Raniero. Tale
reparto ha compito di istallazione e manutenzione di apparecchiature
radiotelegrafiche. Dal 2003 ha sede in Molise e prende il nome di “Zona Telecomunicazioni Campania e Molise”
Storico armamentario tecnico, trasmittenti, macchine da scrivere,
computer, telefoni portatili
Arriviamo all’aprile del 1981, con decreto 121 nasce, finalmente, la
Polizia di Stato, smilitarizzata, così come noi la conosciamo. Nell’82 sono
istituiti anche i ruoli tecnico-scientifici, in particolare: telecomunicazioni,
informatica, motorizzazione, equipaggiamento ed accasamento, arruolamento,
servizio sanitario.
Ciò detto torniamo a mettere piede nel museo, analizzando altri reperti e
cimeli:
Cinturoni e fondine
Annali, riviste, volumi, pubblicazioni almanacchi sulla polizia
Modellini di cannoni risalenti al XVI secolo
Distintivi con le diverse specialità della polizia
Gradi. Sopra, da
sinistra: agente scelto, assistente capo, sovrintendente, sovrintendente capo,
vice ispettore. A seguire due portachiave Anps. Sotto, da sinistra: commissario
capo, agente scelto, assistente capo, sovrintendente, sovrintendente capo.
Distintivi,
accessori e gadget Anps
Divisa sociale
uomo Anps
Quadretti e Crest Anps e di altre associazioni o forze di polizia e
militari. L’Anps ha due sedi all’estero, una a Tornoto, l’altra a New York. Frank
Serpico, poliziotto americano che non si piega alla corruzione, a spregio della
sua incolumità, da cui è stato tratto un omonimo film “Serpico”, è socio Anps
New York.
[1] Storia
della Polizia di Napoli; Direzione Centrale Anticrimine Tipografia; 2003;pp.12-14
[2] Ivi,
pag. 17
[3] Ivi,
pag.19
[4] Ivi,
pag.39
[5] Ivi,
pag. 61
[6] Ivi pp.
65-66
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